mercoledì 27 maggio 2009

Cap. 2 - La crisi ed il modello del capitalismo

Un breve riferimento al funzionamento del sistema economico attraverso una rappresentazione del "modello del flusso circolare del reddito"(1) molto semplificata per lo scopo, puo' aiutare a capire la crisi finanziaria dei mutui sub-prime.

Quindi molto sinteticamente, il modello del flusso circolare e' composto da due settori:

  1. famiglie;
  2. imprese.

Le famiglie possiedono le risorse produttive: risorse di lavoro e monetarie. Le imprese utilizzano queste risorse per la produzione di beni e servizi.

Le famiglie ricevono un reddito in cambio del lavoro e/o risorse monetarie prestate alle imprese. Questo reddito in parte viene speso per acquistare beni e servizi prodotti dalle imprese, in parte viene conservato per spese future formando il risparmio (Wicksell, 1934).

Tra famiglie ed imprese si creano cosi' due flussi:

  1. il flusso dei beni e servizi;
  2. il flusso monetario.

Il reddito speso genera i consumi, il reddito trattenuto genera il risparmio. Il risparmio crea un flusso monetario avente la funzione di riserva di valore, che e' intermediato principalmente dal sistema bancario. Esso serve a finanziare gli investimenti delle imprese che cosi' creano nuovo lavoro e reddito per le famiglie che possono cosi' da un lato consumare beni e servizi prodotti dalle imprese e dall'altro risparmiare fondi per ulteriori investimenti, creando per l'appunto un flusso circolare, un circolo virtuoso per l'economia ed il benessere sociale.

Questo in estrema sintesi e' il fac-simile del modello economico attuale, che riserva alla banca un ruolo centrale nell'intermediazione delle risorse monetarie tra coloro che ne hanno in eccesso (le famiglie) e coloro che le richiedono per gli investimenti (le imprese).

Intenti a comprendere l'attuale crisi finanziaria ed economica, preme analizzare il flusso monetario come riserva di valore (risparmio) che dalle famiglie giunge alle imprese attraverso l'intermediazione del sistema bancario. Preme analizzare come il risparmio e' impiegato dal sistema bancario dato che molti hanno individuato proprio in esso l'epicentro della crisi.

Un concetto basilare inerente la moneta e' il "valore della moneta nel tempo (time value of money)"(2) Il tasso di interesse rende equivalente il valore di due flussi di cassa non coincidenti nel tempo (esempio: € 100 prestati oggi sono equivalenti a € 110 restituiti tra 1 anno al tasso di interesse del 10% annuo, oppure, € 110 da riscuotere tra un anno sono equivalenti a € 100 riscossi oggi e "scontati", o meglio attualizzati, al tasso 10% annuo). Nessuno accetterebbe € 100 in cambio di € 110 nello stesso istante. Due fattori di incertezza incidono sul tasso di interesse: l'inflazione(3) ed il rischio. Da notare che il tasso di interesse e' considerato una variabile indipendente dal capitale per convenzione della matematica finanziaria. In realta' il tasso di interesse e' una viariabile che dipendente dal capitale. Sempre da un punto vista della moneta, pare essere piu' appropriato sostituire il concetto di "aspettativa sul futuro" con il concetto di "trade-off rischio-rendimento" (4). Ad esempio, dato che il risparmiatore a fronte di bassi tassi di interesse reali preferisce mantenere denaro liquido piuttosto che convertire le banconote in mezzi meno liquidi, si puo' sostenere che cio' accade non in dipendenza di aspettative sul futuro difficili da rappresentare, ma perche' il "trade-off rischio-rendimento" non rende sufficientemente appetibili conversioni della moneta in mezzi meno liquidi. In questo senso, inadeguati "trade-off rischio-rendimento" sono la causa di bolle speculative, cioe' il risultato di una conversione "scellerata" della moneta in mezzi meno liquidi. Atteso che la moneta e' il mezzo liquido per eccellenza, ipotizzando tasso di interesse, saggio di profitto (5) e premio per il rischio tutti pari a zero, in presenza di deflazione si avrebbe un guadagno certo in termini reali convertendo mezzi meno liquidi in moneta avente la funzione di riserva di valore (convenienza o propensione a disinvestire), mentre in presenza di inflazione si avrebbe una perdita certa in termini reali non covertendo la moneta in mezzi meno liquidi (convenienza o propensione ad investire). L'assenza di deflazione ed inflazione consentirebbe un equilibrio dei flussi in cui risulta economicamente indifferente detenere moneta con funzione di riserva di valore oppure altri mezzi con la stessa funzione meno liquidi. La variazione del potere di acquisto della moneta e' la variabile esogena determinata dalla politica monetaria attraverso lo strumento del tasso di variazione dell'offerta di moneta.

Tornando al risparmio, esso e' intermediato sia mediante un "trasferimento diretto" che un "trasferimento indiretto" di fondi. Nel continente europeo si e' sviluppata una configurazione piu' orientata al sistema bancario: c.d. bancocentrica, dove le imprese reperiscono i fondi principalmente attraverso l'affidamento bancario. Nei paesi anglosassoni esiste una configurazione del sistema finanziario piu' orientata al mercato, con "trasferimento diretto" di fondi dalle famiglie alle imprese e l'intervento di intermediari finanziari sia come broker (nel collocamento diretto) che come asset trasformer (nel collocamento indiretto), dove i fondi vengono reperiti dalle imprese collocando appunto sul mercato strumenti finanziari (obbligazioni, azioni) presso le famiglie (c.d. risparmio consapevole). In entrambi i casi, se escludiamo i fondi pensione molto sviluppati nei paesi anglosassoni (ad esempio, in Italia da un punto di vista macroeconomico i fondi pensione sono praticamente inesistenti), il principale intermediario finanziario tra le famiglie e le imprese resta il sistema bancario.(6)

Il prezzo della intermediazione diretta del risparmio e' dato dal "differenziale di interessi" applicato dalla banca tra prestatori (le famiglie) e prenditori di moneta (le imprese).

I fatto che l'intermediazione diretta del risparmio sia fatta ad opera del sistema bancario non e' frutto di una libera scelta di mercato, ma e' un privilegio concesso per intervento dello stato (legge) in favore dell'istituzione banca.

In Italia e' infatti vigente la norma in base alla quale "la raccolta del risparmio tra il pubblico e' vietata ai soggetti diversi dalle banche".(7) Facendo affidamento sul modello economico attuale si puo' tranquillamente affermare, con pochi dubbi di essere smentiti, che ogni paese concede la riserva della funzione creditizia in favore del sistema bancario.

Lo stato riservando al sistema bancario l'intermediazione diretta del risparmio tra famiglie ed imprese, attraverso il divieto della raccolta del risparmio tra il pubblico agli altri soggetti, compie un atto di fiducia verso la banca. Questa fiducia essenzialmente e' giustificata dal fatto che esiste un organismo pubblico indipendente(8): la banca centrale. Essa oltre ad avere il compito di battere moneta per conto dello stato(9) e - agendo sulla misura del tasso d'interesse e con operazioni di mercato aperto - tenere sotto controllo la stabilita' dei prezzi (inflazione)(10) ha anche il compito di regolamentare e vigilare(11) sulla sana e prudente gestione dell'istituzione banca(12).

Sana e prudente gestione essenzialmente significa:

  1. veridicita' dei conti e solidita' dei bilanci bancari;
  2. limiti all'assunzione di rischi da cui possano derivare perdite.

Conseguentemente alla banca centrale compete la vigilanza avuto riguardo alla stabilita' complessiva, all'efficienza e competitivita' del sistema finanziario nonché all'osservanza delle disposizioni in materia creditizia.

Lo stato riserva alle banche la raccolta del risparmio presso il pubblico e quindi l'esercizio della funzione creditizia, perche' esiste un'asimmetria informativa(13) tra famiglie ed imprese che la banca in qualita' di intermediario ha la funzione di ridurre.

Secondo questa impostazione, a causa dell'asimmetria informativa tra risparmiatori ed imprese, il flusso monetario per finanziare gli investimenti non avrebbe luogo senza l'intervento della banca, perche' le famiglie non disporrebbero delle informazioni e della fiducia necessarie a garantire entro un livello di rischio accettabile che i prestiti fatti alle imprese saranno alla scadenza onorati.

Le banche, sempre secondo questa impostazione, disporrebbero invece di organizzazioni adeguate per reperire ed elaborare tutte le informazioni necessarie e valutare di conseguenza se un'impresa e' meritevole di credito entro un livello di rischio ritenuto accettabile (c.d. rischio di credito) in funzione del principio della sana e prudente gestione.

Quindi da una parte i risparmiatori non finanziano direttamente le imprese perche' ritengono elevato il rischio di credito. Essi preferiscono depositare i loro risparmi sui conti correnti prestandoli alle banche (c.d. risparmio inconsapevole) in cui ripongono maggiore fiducia confidando che non andranno persi. Dall'altra, le banche assumendosi il rischio di credito prestano i risparmi raccolti dalle famiglie alle imprese e lucrano sul differenziale del tasso di interesse con il beneplacito dello stato.

Il tutto funziona, per ora, soprattutto grazie alla fiducia che le famiglie ripongono nelle banche. Questa fiducia e' giustificata sostanzialmente da due fattori:

  1. la garanzia sui depositi;(14)
  2. il credito di ultima istanza.(15)

La storia - ma anche la cronaca recente - insegnano che il garante finale della solvibilita' del sistema bancario resta lo stato che per rendere solvibile il sistema attinge al debito pubblico(16). Da qui le questioni irrisolte dell'azzardo morale, degli utili che restano privati mentre le perdite sono socializzate.

In conclusione, le banche hanno il privilegio concesso dallo stato di esercitare la funzione creditizia, e cosi' di creare moneta bancaria attraverso la funzione monetaria(17) e vedersi riconosciuta una sostanziosa rendita data dai differenziali di tasso di interesse applicati sull'intermediazione del risparmio. Pare ovvio che questa rendita amplificata dalla funzione monetaria resta giustificata se commisurata congruamente alla funzione di riduzione dell'asimmetria informativa, e cioe' mediante l'assunzione da parte del sistema bancario del rischio di credito sulle imprese.

Diversamente se il rischio di credito e' scaricato al di fuori del sistema bancario, magari collocato sui mercati finanziari con l'ausilio di strumenti finanziari poco trasparenti, la rendita legittima diventa un extra-reddito del tutto ingiustificato. Ma cio' che e' peggio, bisogna ammetterlo, e' che l'istituzione banca cosi' organizzata e' del tutto inutile, fine solo a se stessa! (18)


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(1) M.L. Katz, H.S.Rosen, Ed. McGraw-Hill (1998)


(2) R.A.De Fusco, D.W.McLeavey, J.E.Pinto, DE.Runkle, Ed. AIMR (2000) - The time value of money reflects the relashinship between time, cash flow, and an interest rate.


(3) P.D. Groenewegen, G.Vaggi, Ed. Carocci (2002) - In base alle teorie monetariste di M.Friedman, H.Simons, J.Angell, K.Bruner e A.Meltzer la stabilita' dei prezzi si raggiunge nel migliore dei modi fissando come obiettivo il tasso di crescita dell'offerta di moneta. Sotto questo aspetto e' piuttosto preoccupante il fatto che dagli inizi del 2007 la FED non renda pubblici i dati relativi all'aggregato monetario M3. [http://it.wikipedia.org/wiki/Aggregati_monetari] Da notare inoltre che il bilancio consolidato della FED, sostanzialmente inviariato nelle sue voci dal 1951, negli ultimi 18 mesi e' esploso. [http://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2009/wp09120.pdf] [http://blogs.wsj.com/economics/2009/06/11/a-look-inside-feds-balance-sheet-61109-update/]


(4) A questo scopo puo' essere utile il genial pensiero di Fischer Black (Exploring General Equilibrium, 1995). Fischer Black e' uno dei coautori dell'equazione Black-Sholes (Black-Sholes-Merton Model) utilizzata per prezzare le opzioni. [http://it.wikipedia.org/wiki/Modello_di_Black-Scholes-Merton]. Cfr. Perry Mehrling [http://books.google.it/books?id=OKDbnWuspo4C&printsec=frontcover&dq=perry+mehrling]. La formula Black-Sholes non e' altro che l'equazione del calore rivestita con abiti finanziari [http://it.wikipedia.org/wiki/Equazione_del_calore]. Curiosita': l'equazione Black-Sholes ha costituito una base di partenza delle analisi di Grisha Perelman [http://arxiv.org/abs/math.DG/0211159] [http://arxiv.org/abs/math.DG/0303109] che gli hanno permesso di risolvere la Congettura di geometrizzazione di Thurston [http://mathworld.wolfram.com/ThurstonsGeometrizationConjecture.html] e quindi la Congettura di Poincairé.


(5) Fernandez, Pablo, The Equity Premium in 150 Textbooks (November 16, 2010). Vedi in particolare: Required Equity Premium (REP) [Disponibile presso SSRN: http://ssrn.com/abstract=1473225]; Fernandez, Pablo, Aguirreamalloa, Javier and Avendaño, Luis Corres, Market Risk Premium Used in 56 Countries in 2011: A Survey with 6,014 Answers (April 25, 2011) [Disponibile presso SSRN: http://ssrn.com/abstract=1822182]; Fernandez, Pablo, Aguirreamalloa, Javier and Avendaño, Luis Corres, The Equity Premium in Spain: Survey 2011 (in Spanish) (April 25, 2011) [Disponibile presso SSRN: http://ssrn.com/abstract=1822422].
FIX-THE-BUG-IN-CAPM MODEL
Definizioni utili di tasso di interesse, saggio di profitto e premio per il rischio. In situazione di equilibrio - cioe' nella situazione di carattere economico in cui e' indifferente mantenere o convertire la moneta (con funzione di riserva di valore) in mezzi meno liquidi - e' sempre preferibile mantenere la moneta, per le diverse funzioni che essa svolge: misura del valore, mezzo di scambio e riserva di valore. La moneta quindi convertita in mezzi meno liquidi, tende naturalmente a riconvertirsi in moneta in quanto gli altri mezzi non consentono di svolgere agevolmente tutte le funzioni intrinseche alla moneta. L'investimento finanziario e' la conversione (a tempo determinato) della moneta in mezzi meno liquidi non produttivi. L'investimento produttivo e' la conversione (a tempo indeterminato) della moneta in mezzi meno liquidi utilizzati per la produzione di beni e servizi. Il differenziale di rendimento tra l'investimento finanziario e l'investimento produttivo e' dato dal saggio di profitto = (rendimento dell'investimento produttivo) - (rendimento dell'investimento finanziario), e puo' essere anche considerato come la remunerazione della rinuncia al diritto della riconversione in moneta dell'investimento, diritto (alla restituzione della moneta) che viene invece mantenuto in caso di investimento finanziario. Il tasso di interesse rappresenta la remunerazione del costo opportunita' ossia della rinuncia a mantenere moneta in favore di mezzi meno liquidi privi di rischio, pertanto il tasso di interesse e' un'entita' puramente matematica, non reale, dato che non esistono in natura mezzi meno liquidi della moneta, privi del rischio di fallire in futuro la riconversione, dai mezzi meno liquidi alla quantita' di moneta iniziale, oltre alla remunerazione della sua rinuncia (del costo opportunita'). Il rischio non si puo' eliminare in quanto connesso con l'impossibilita' fisica di avere certezze sul futuro. Il tasso di interesse si puo' ottenere sottraendo dalla "curva dei tassi" degli investimenti finanziari (es. titoli di stato) determinata dagli attori del mercato, il premio per il rischio: (curva dei tassi) - (premio per il rischio) = tasso di interesse. Il premio per il rischio rappresenta la remunerazione dei rischi canonizzati: rischio politico o rischio paese, rischio di controparte, rischio di liquidita', rischio di cambio, rischio finanziario e rischio di settore o di business. A questi rischi canonizzati dovra' essere aggiunto un ulteriore rischio che non e' stato ad oggi canonizzato e che servirebbe anche per eliminare la distorsione della convenzione della matematica finanziaria, e cioe' che il tasso di interesse (i) e' una variabile che dipende dal tempo (t) ma e' indipendente dal capitale (C), mentre in realta' (i) dipende sia da (t) che da (C). In fatti, secondo tale convenzione, oggi capita che l'investitore nel bene X percepisce il medesimo tasso di interesse sia che investa 1000 sia che investa 100.000.000.000=. Questa e' una distorsione che puo' essere eliminata aggiungendo ai rischi canonizzati il rischio per l'ammontare del capitale investito (cioe' un invested capital-size risk) per cui piu' e' grande l'ammontare del capitale investito piu' e' rischioso riconventirlo in moneta.
Ad esempio, poniamo di avere al 1 giugno 2011, Eur 100 liquidi e di prendere in considerazione l'opportunita' di convertire la somma in titoli di stato per 1 anno (investimento finanziario). Dato che l'investimento e' di tipo finanziario tralasciamo ogni valutazione inerente al saggio di profitto. Ipotesi A) Poniamo che il tasso di deprezzamento della moneta (inflazione o deflazione) sia pari al 2,6% annuo. Poniamo che il rendimento annuo netto del titolo di stato sia del 1,75%, rendimento che ingloba il tasso di interesse, inteso come remunerazione del costo opportunita' della conversione della moneta, piu' il premio per rischio; trattandosi di un investimento finanziario il rendimento annuo non comprende il saggio di profitto che si puo' ottenere solo investendo in modo produttivo (senza diritto alla riconversione della moneta). 1. Se non convertiamo gli Eur 100 in titoli di stato, a fine annuo avremo (senza rischi) moneta equivalente a Eur (100 - 2,6%)= Eur 97,40; 2. se investiamo nel titolo di stato a fine anno avremo (con dei rischi) moneta equivalente a Eur (100 + 1,75% - 2,6%)= Eur 99,15. Ipotesi B) Poniamo adesso al posto dell'inflazione al 2,6%, una deflazione del -0,9% ed un rendimento del titolo all'1%; nel caso 1) dopo un anno avremmo equivalenti Eur (100 + 0,9%)= Eur 100,9 senza rischi; nel caso 2) dopo un anno avremmo equivalenti Eur (100 + 0,5% + 0,9%)= Eur 101,4 assumendo dei rischi. Il differenziale di rendimento tra il caso 1) e 2) delle ipotesi A) e B) sono rispettivamente 1,75% e 0,5%. Le valutazioni si complicano se si introducono investimenti produttivi e valute diverse. Pare comunque piu' credibile e verosimile che la scelta se fare o meno l'investimento sara' dettata dal trade-off rischio-rendimento al tempo della scelta, e cioe' dalla risposta alla domanda: "in ragione del rendimento netto che mi viene oggi offerto o prospettato (nell'esempio: 1,75% o 0,5%), mi conviene o meno convertire la moneta in mezzi meno liquidi, assumendomi il rischio di non poterla riavere nel tempo e nelle quantita' oggi prestabilite?" Piuttosto che da valutazioni sulle aspettative future difficili da rappresentare. [Cfr. strategia PIMCO sul debito governativo: http://www.bloomberg.com/news/2011-03-09/gross-drops-government-debt-from-pimco-s-flagship-fund-zero-hedge-reports.html]. Questo modello - che potremmo chiamare "FIX-THE-BUG-IN-CAPM MODEL" - appare molto piu' realistico del Capital Asset Pricing Model - CAPM, in quanto ammette che nel mondo reale il tasso di interesse senza rischio (risk-free rate) semplicemente non esiste, mentre il CAPM assume esistere il tasso di interesse privo di rischio, nel caso in cui l'investimento sia privo di volatilita' (BETA=1), cosa che ovviamente - sia nella teoria che nella pratica - non e' vera! Per un'analisi del CAPM cfr. Womack, Kent L. and Zhang, Ying, Understanding Risk and Return, the CAPM, and the Fama-French Three-Factor Model. Tuck Case No. 03-111. [Disponibile presso SSRN: http://ssrn.com/abstract=481881].


(6) A.Saunders, M.M.Cornett, M.Anolli, Ed. McGraw-Hill (2004)


(7) Cfr. Art. 11, Testo Unico Bancario (TUB), D.Lgs. 385/1993, attualmente in vigore. La riserva della raccolta del risparmio tra il pubblico in favore delle banche e' stata introdotta nell'ordinamento italiano con la legge bancaria del 1936 (cfr. Art. 1, R.D.L. 375/1936). Secondo tale legge la raccolta del risparmio tra il pubblico e l'esercizio del credito erano qualificate funzioni di pubblico interesse, mentre oggi - secondo l'odierno testo unico bancario - tali attivita' sono qualificate come attivita' d'impresa "riservate". La legge bancaria del 1936 fu elaborata durante il fascismo e preparata dalla Corporazione della Previdenza e del Credito. Il duce approvo' un primo schema di decreto legge il 3 marzo 1935. Prima del 1926, l'esercizio dell'attivita' bancaria, ed in generale l'esercizio di attivita' economiche, era libero ed il legislatore si preoccupava solo di regolamentare l'emissione della moneta cartacea, e cio' in seguito allo scandalo della Banca romana, la costituzione della Banca D'Italia (cfr. Legge 10 agosto 1893 n.449) con la fusione della Banca nazionale del Regno d'Italia, la Banca nazionale toscana e la Banca toscana di credito, in grave stato di decozione dopo la crisi del 1893, con denuncia di gravi scandali nella conduzione interna della Banca nazionale e nei rapporti col governo. Dal 1926 sino al 1936, all'alba dell'autarchia, i principi del liberismo economico iniziarono a trovare le prime eccezioni, per cui furono dettate particolari discipline per il settore del credito fondiario e del credito agrario. La riserva corporativa dell'attivita' di raccolta del risparmio tra il pubblico in favore delle banche, si e' perpetrata anche nell'attuale normativa nonostante essa non sia piu' qualificata dal legislatore come funzione di pubblico interesse e nonostante l'art. 47, della Costituzione proponga una visione cooperativa (e non corporativa o fascista) dell'esercizio del credito. Non da ultimo bisogna anche evidenziare che il sistema (economico) bancario di stampo corporativo ed autoreferenziale a tutt'oggi vigente - con banche universali sorrette da antistorici privilegi ed inquitanti conflitti di interesse e con banche centrali che fanno politica economica, e non solo monetaria, senza un controllo democratico - non solo risulta privo di utilita' sociale (anche a causa del modello di gestione del rischio di credito c.d. originate to distribute model), ma addirittura puo' essere gravemente dannoso per la sicurezza, la liberta' e la dignita' sociale, come la recente crisi dei mutui sub-prime ha dimostrato! L'abolizione della riserva della raccolta del risparmio in favore delle banche e' indispensabile per ristabilire i principi di cooperazione, utilita' sociale, sicurezza e dignita' umana sanciti dall'art. 41 della Costituzione, validi anche per settore del credito, dopo che la riforma del Testo Unico Bancario ha definitivamente sancito che la banca e' impresa e non piu' funzione di pubblico interesse. Lo Stato ha il dovere di incoraggiare e tutelare il risparmio oltre che disciplinare, coordinare e controllare l'esercizio del credito in termini piu' rispettosi delle liberta' di iniziativa economica ed utilita' sociale di quanto non abbia fatto sino ad ora, affrancandosi da modelli corporativi, anacronistici ed autoreferenziali di legiferazione nel settore del credito. Pessimi esempi recentissimi di legiferazione corporativa ed illiberale sono gli ultimi interventi sul T.u.f. e sul T.u.b. per i consulenti finanziari, mediatori credizi e per gli agenti in attivita' finanziaria, tendenti piu' a creare barriere all'entrata per oligopoli nel settore del credito e del risparmio, piuttosto che effettivi vantaggi per i consumatori. Queste metodologie di legiferazione sono nate in periodi storici in cui vigevano principi autarchici, illiberali ed antidemocratici di conduzione dell'economia, nettamente in contrasto con i principi di uguaglianza, liberta' e cooperazione delle moderne democrazie.


(8) DPR 12/12/2006, Statuto della Banca D'Italia, Art.1


(9) A fronte di questo compito assegnato dallo stato alla banca centrale, quest'ultima ottiene un reddito che e' definito "signoraggio" [http://www.bancaditalia.it/bancomonete/signoraggio]

(10) Ad esempio, la BCE si propone di mantenere su livelli inferiori, ma prossimi al 2% l'aumento dei prezzi. Trattato che istituisce l'Unione Europea, Art. 105 [http://www.bancaditalia.it/banca_mercati/polmon/obiettivi]


(11) I controlli di vigilanza si basano sulla raccolta e sull'esame di documenti e di dati statistici e contabili che i soggetti vigilati inviano alla Banca D'Italia, e sulle ispezioni che consistono in verifiche condotte dai dipendenti della Banca D'Italia presso le banche e gli altri intermediari finanziari. [http://www.bancaditalia.it/vigilanza]


(12) Testo Unico Bancario (TUB), D.Lgs. 383/1993, Art. 5.


(13) La teoria dell'asimmetria informativa trova in George Akerlof uno dei padri fondatori. Per spiegare la teoria egli fa' riferimento al mercato delle auto usate. [http://emlab.berkeley.edu/users/akerlof/]


(14) In Italia, D.Lgs. 659/1996, Fondo Interbancartio di Tutela dei Depositi [http://www.fitd.it/] - Negli Usa, Federal Deposit Insurance Corporation [http://www.fdic.gov/]


(15) C.A.Ciampi, Il Credito di ultima istanza, Milano 21/02/1992 [http://www.carloazegliociampi.it/71?resource_1681=12202]


(16) ivi, cap. 1, nota n. 8


(17) v. moltiplicatore monetario, Wikipedia [http://it.wikipedia.org/wiki/Moltiplicatore_monetario]. In epoca medioevale (1128 - 1312), l'Ordine dei Milites Templi Salomonis fu indubbiamente la prima organizzazione globalizzata a beneficiare del moltiplicatore monetario (croce e delizia di questi primi "impopolari banchieri") [cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Cavalieri_templari oppure http://fr.wikipedia.org/wiki/Ordre_du_Temple]. La storia attesta l'abilita' dei templari nella gestione finanziaria. Grazie a lasciti, donazioni ed altre liberalita' i Cavalieri del Tempio divennero presto facoltosi proprietari di terre e patrimoni. I continui viaggi in Terrasanta, le franchigie di cui godevano per la diretta dipendenza dal papa, avevano fatto si che la loro flotta diventasse la piu' veloce e sicura del Mediterraneo. I templari dietro compenso organizzavano il trasporto dei pellegrini e dei loro beni in Terrasanta. Molti potenti dell'epoca, vista l'affidabilita' acquisita dall'Ordine, gli affidarono sia la gestione che la custodia nelle loro fortezze di tesori ragguardevoli. Per allievare i pellegrini durante il viaggio in Terrasanta dal peso delle monete d'oro, o per agevolare i mercanti che durante i viaggi temevano assalti di briganti o altri rischi, inventarono le "lettere di credito" o "lettere di cambio" (la moderna moneta bancaria: gli assegni). Il pellegrino in partenza - anziche' viaggiare per l'Europa con pesanti e pericolosi fardelli - depositava le monete presso l'Ordine dietro il rilascio di una ricevuta che esibiva al suo arrivo in Terrasanta per ritirare il corrispondente controvalore di monete d'oro o d'argento presso un'altra fortezza dell'Ordine. In sostanza, la leggera e disprezzata carta (da poco aveva sostituito la pergamena) circolava al posto del pesante e pericoloso metallo. [Cfr. http://www.templaricavalieri.it/storia.htm]. Col tempo i templari si accorsero che solo una parte dei valori depositati presso di loro veniva materialmente riscossa. Ciò accadeva perche' i creditori - per comodita' e per l'affidabilita' acquisita dall'Ordine nell'onorare la restituzione dei depositi - accettavano in pagamento le ricevute di deposito al posto delle monete d'oro. Nacque cosi' il proto-tipo della carta moneta. Non solo, i templari iniziarono a prestare dietro compenso (interesse), oltre al patrimonio dell'Ordine, anche quella parte di monete d'oro depositata dai terzi che giaceva improduttiva nelle loro fortezze. Cosi' ad esempio, nel Regno di Francia di Filippo IV detto il bello, circolavano come mezzi di pagamento oltre alle monete d'oro e d'argento coniate dalla Zecca del Regno, anche le "lettere di credito" emesse dall'Ordine, il cui controvalore complessivo pero' non corrrispondeva interamente alle monete metalliche depositate nelle loro fortezze, ma solo ad una frazione di esse. [Cfr. http://www.ricerchetemplari.it/l'economia.htm]. Non per nulla i templari quando furono condannati al rogo, furono accusati (oltre che di eresia, di sodomia e di praticare irregolari indulgenze) di arricchire l'Ordine in modo illecito e di necromanzia, ossia di praticare lo spiritismo, perche' sarebbero stati capaci di trasmutare i metalli in oro. Con gli occhi di oggi pare chiaro che questa capacita' di creare l'oro non fu frutto dell'alchimia, ma della "magia" del moltiplicatore monetario! E fu forse l'inflazione e non l'eresia a decretare la fine dei Cavalieri del Tempio! "Nel 1306, in occasione d'una svalutazione della moneta, insorgono gli artigiani parigini, e Filippo il bello sopprime temporaneamente tutte le corporazioni" (cfr. J.Le Goeff, 1967, Feltrinelli, Milano).


(18) L'attivita di impresa bancaria, cosi' come strutturata nelle banche universali - con modelli di business che scaricano all'esterno il rischio di credito, con rilavanza economica tale da impedire di essere lasciate fallire, cosi' da costringere i governi ad intervenire con ingenti risorse pubbliche per ripianare le loro perdite e preservare il risparmio privato - difficilmente si puo' collocare, in Italia, nell'alveo dell'art. 41, della Costituzione, che stabilisce che l'iniziativa economica privata ... non puo' svolgersi in contrasto con l'utilita' sociale. Sicche', viste le gravissime implicazioni che comporta il fallimento di una banca universale, la sua attivita' economica privata si pone in contrasto con il dettato costituzionale e la legge dovrebbe vietare (limite negativo) che si formassero conglomerati bancari tali da costituire un reale pericolo per le finanze pubbliche e per il risparmio dei cittadini. La legge dovrebbe invece indirizzare e coordinare l'attivita' bancaria privata in modo tale da perseguire fini sociali, senza rischiare l'impoverimento della nazione. In questo contesto, la riserva (per qualsiasi ammontare anche minimo) della raccolta del risparmio tra il pubblico in favore delle banche, prevista dall'art. 11, D.Lgs. 385/1993 (Testo Unico Bancario - T.U.B.), se un tempo era tesa a costituire un oligopolio dell'impresa bancaria nel settore del credito per rafforzarla, oggi appare anacronistica e - dati gli enormi progressi tecnici e tecnologici per il controllo della moneta - del tutto ingiustifica oltre che pericolosa per la liberta' e la democrazia.

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